Incontri ravvicinati… tra flauto e oboe. Pietro Corna ci racconta perché andare al Ridotto del Regio per ascoltare il Trio Elymos (con Sandu Nagy al flauto, Pietro Corna all’oboe e Claudio Cirelli al pianoforte) al primo concerto aperitivo del nuovo anno.

domenica 8 gennaio 2017 ore 11 Ridotto del Teatro Regio di Parma

I temi più belli delle opere da Mozart a Verdi vengono presi come leitmotiv per essere elaborati in modo virtuosistico come dei ‘ghiribizzi’ strumentali appunto…

Sull’esempio di Paganini, per il violino, questo concerto presenta i musicisti ‘equivalenti’ al compositore genovese  per il flauto e per l’oboe: tali sono Lalliet, Génin, Griebel, Popp, Demersseman e Berthélemy: questi scrivevano o per sé stessi o per altri virtuosi

I brani hanno la forma del tema variato o della fantasia; anche allora, non tutti  potevano eseguire questa musica così difficile: era riservata ai più virtuosi – più i flautisti degli oboisti – poiché lo strumento consentiva di inoltrarsi in territori ancora più impervi.

Perché venire a sentirvi domenica?

Nell’Ottocento i compositori tedeschi o francesi prendevano i temi dalle opere italiane, perché il nostro melodramma era di moda, contagiava tutta l’Europa.

Ecco dunque Génin e Popp che scelgono la Traviata e il Rigoletto, e Lalliet, l’italianismo tema del Carnevale di Venezia.

Altro motivo d’interesse, sta nel fatto che i compositori francesi, autori dei pezzi per flauto sono i ‘fondatori’ di una scuola per lo strumento che ancora oggi presenta talenti di prima grandezza; del resto Parigi già dall’epoca era un centro di sviluppo degli strumenti a fiato.

a volte, specie al flauto, viene richiesto di fare un miliardo di note

Per quanto riguarda i pezzi nella loro specificità vorrei citare il Duo Brillante scritto dal flautista Demersseman e dall’oboista Berthélemy, basato su temi del Guglielmo Tell di Rossini compreso la Sinfonia con il motivo ‘pastorale’ e la mirabolante ‘cavalcata’.

Qui oboe e flauto suonano insieme, e a volte il pubblico li percepisce come un unico strumento perché le rispettive timbriche si confondono e si assorbono vicendevolmente.

L’interesse per un concerto come questo, sta proprio nell’incontro ravvicinato dei due strumenti attraverso l’ascolto e attraverso la visione stessa degli strumenti. Inoltre queste musiche si ascoltano molto più spesso in disco di quanto succeda dal vivo.

Un incontro che per i musicisti costituisce una sfida a causa l’alto grado d’abilità tecnica che viene richiesto loro, decisamente al limite delle possibilità.