Il consiglio è appassionato, come si conviene per un regalo eccezionale: avere con un’opera sola -una sinfonia- l’intera visione dell’universo
Quando nell’estate del 1895 il direttore d’orchestra Bruno Walter visitò Gustav Mahler nella sua residenza estiva, il compositore andò ad aspettarlo. Incamminandosi, Mahler notò l’ammirato stupore del direttore d’orchestra per lo scenario naturale del lago, dei boschi, e delle montagne tutt’intorno, e disse: “Non serve guardare fin lassù. E’ tutto nella mia Sinfonia” (alludeva alla Terza). Con la Quinta si va oltre, perché non vi è alcun programma esplicito. Così dice Mahler “Comincio ora la Quinta e non conosco altro programma al di fuori di questo: la musica nasce senza una motivazione esplicabile. È dentro di me. Non cerco e non voglio più giustificare niente”. Questo essere dentro di lui è così pregnante, che la Quinta lo accompagna per tutta la vita; infatti la ritoccava ancora mentre abbozzava la Decima. Come dunque non definirla colonna sonora della sua esistenza? E ancora: in una riflessione, Bruno Maderna definisce la musica di Mahler “un arco verso l’assoluto”.  Per questo, il ‘non detto’ della Quinta è decisamente esplicito. Lo ha compreso a meraviglia Luchino Visconti che utilizza l’Adagietto per il film ‘Morte a Venezia’: mai un pezzo di musica definisce in modo così pregnante i contenuti di un libro trasformato in splendide immagini cinematografiche.