Un trio d’archi tutto al femminile per il prossimo Concerto Aperitivo al Ridotto del Teatro Regio, che ha come sottotitolo programmatico “Romantici Virtuosismi”.  Il trio Astarte è composto da Mihaela Costea (violino), Caterina Demetz (violino), Sara Screpis (viola)

Com’ è  nato il vostro progetto artistico?

Mihaela: Tre anni fa mi è stato chiesto di incidere dei brani per questa formazione. Eravamo io, Sara (viola) e Angioletta Iannucci (violino). Sia io che Sara siamo rimaste colpite dalle sonorità e dal particolare uso della viola nel gruppo. Tutti i tre strumenti sono solisti. In questo concerto suoneremo Dvořák  e  Ysaÿe .  Dvořák  usa gli strumenti come delle voci, ispirato ad un brano di musica sacra e la viola in questo caso fa la parte del tenore.
Per quanto riguarda Ysaye, il suo trio inizialmente era per soli due violini, ma considerato il pezzo di una difficoltà estrema,  ha deciso di aggiungere la Viola che la usa come un terzo violino.

Ci sono curiosità che ci potete raccontare sul Terzetto in do maggiore op.74  di Antonín Dvořák ?

Sara: Uno dei due violinisti al quale era destinato il “Terzetto” era un violinista dilettante, per la precisione uno studente di farmacia che condivideva con  Dvořák  l’appartamento a Praga il quale poi rinunciò perché la parte era per lui troppo difficile. Dvořák  avrebbe dovuto sostenere la parte della viola. Non dimentichiamo che il grande compositore ceco prima di affermarsi come compositore era prima viola dell’ Orchestra del teatro Boemo che veniva spesso diretta da Smetana, l’autore della celebre “Moldava”.

E sul concerto “Le Londres”  di Eugène Ysaÿe ?

Sara: Il caso vuole che il trio “Le Londres” sia stato eseguito per la prima volta esattamente 100 anni fa. E’ l’unica composizione che Ysaÿe ha scritto per questo organico. Ysaÿe è stato un grande insegnante e tra i suoi allievi illustri figura anche William Primrose che era la prima viola nell’orchestra preferita di Toscanini, quella della NBC che venne costituita espressamente per lui.

Avete trovato difficoltà nell’esecuzione di questi brani? Se sì quali e come le avete superate?

Caterina: La difficoltà del brano “Le Londres” consiste nella complessità di ciascuna parte; non c’è mai uno strumento che “accompagna”, siamo tre soliste che dialogano. Bisogna conoscere bene la partitura, ascoltarsi, saper emergere senza prevaricare. Forse è proprio per l’ampiezza dell’impegno richiesto che Ysaÿe inizialmente aveva abbandonato il secondo e terzo tempo, mantenendo solo il primo con il titolo “Trio de Concert”.
Sara: Non esiste brano di Ysaÿe che sia facile, sia dal punto di vista meramente tecnico che interpretativo. Qui però, a differenza delle sue composizioni per strumento solo, si aggiungono i problemi di assieme, visto che è un pezzo da camera.

Solo uno studio scrupoloso e programmato nel tempo permette di comprendere la struttura formale dell’intero brano e dare unitarietà ad esso, conferendo ad ogni periodo musicale la caratterizzazione che gli spetta.

A cosa serve la musica?

Mihaela: Mi vengono in mente le parole di un libro: “chi prende in mano un violino o qualsiasi strumento musicale, compie un gesto di speranza che comporta il desiderio di un futuro”.
La musica è il futuro di tutti noi, la speranza di pace e serenità. Quando suono mi sento appagata; è tanto sacrificio, ma un bel sacrificio. La musica non tradisce mai e aiuta ad allegrare ma anche a superare gli ostacoli della vita.

Caterina:  Per me la musica è uno strumento per comunicare. Con la musica si possono alleviare dolori, risolvere tensioni, si può parlare tra popoli che non si capiscono. Con mia figlia ho suonato fino all’ultimo giorno di gravidanza; ora per lei la musica è una cosa naturale, quando la sente sorride, si calma. Mi piacerebbe che tutti i bambini avessero un approccio musicale sin da piccoli.. È con la cultura che si costruisce una società civile.
Sara: La musica ci segue ovunque. Il ritmo della nostra vita è scandito dalla musica, che valorizza le emozioni del momento e contribuisce a mantenere vivi e nitidi i ricordi che senza di essa sbiadirebbero. Amare la musica è un dono incommensurabile.