Parole d’aria, d’arco e di tasto

17

giu
17
giu
Ore
21:00

Stagione
D'ascoltar il diletto | Quattro dolci e soavissimi concerti
Luogo
  • Parma - Complesso Monumentale della Pilotta - Galleria Nazionale
Artisti
  • ORCHESTRA DELL’EMILIA-ROMAGNA ARTURO TOSCANINI
    ANDREA DE CARLO direttore

Programma
  • Georg Friedrich Händel
    Concerto Grosso op. VI n. 1 in sol maggiore
    Concerto Grosso op. VI n. 4 in la minore

    Jean - Philippe Rameau
    Ouverture da Hyppolite er Aricié
    Entrée de Polymnie da Les Boréades
    Tambourin en rondeau da Les fètes d'Hébé
    Chaconne da Dardanus
    Castor et Pollux, Scène funèbre
    Rigaudons da Naïs
    Air gracieux da La naissance d'Osiris
    Danse des sauvages da Les Indes galantes
    Chaconne da Les Indes galantes

Evento

Andrea De Carlo, il suo è eccezionalmente un cammino musicale a ritroso: dal rock (e jazz) alla polifonia barocca. La sua storia musicale è unica e molto movimentata: è stato un bassista rock, poi a lungo un contrabbassista jazz; in seguito è arrivato alla musica classica, suonando il contrabbasso con l’Orchestra della Rai e collaborando come primo nella Regionale del Lazio, nell’Orchestra della Toscana e in quella del Teatro Massimo di Palermo. Ha scoperto la musica antica grazie alla viola da gamba che suona da solista o con il suo Ensemble Mare Nostrum. Si è anche laureato in fisica, materia di cui è fatta la musica, forse per la convinzione che gli algoritmi fossero emozioni o viceversa, e allora è nato il suo amore per la polifonia. Durante il cammino si è imbattuto per caso in Alessandro Stradella “ho sentito che rappresentava il punto d’incontro di molti miei percorsi e da allora ho dedicato a Stradella un festival”

Stradella secondo De Carlo ha influenzato tanti musicisti tra cui Händel, un tedesco la cui permanenza in Italia, gli lascia un segno indelebile: proprio i Concerti Grossi op. 6 lo attestano. Lui e Rameau sono quasi coetanei, le date della loro nascita e morte si differenziano di pochissimi anni.

I brani di Rameau, presenti nel programma del concerto, rivelano un linguaggio sorprendentemente vivo e attuale, ci fanno sentire quanto siano vicini l’antico e il contemporaneo. Quando un artista attinge alla parte più profonda del suo animo, entra in contatto con qualcosa di universale dove i gesti, le parole e le emozioni sono sempre le stesse, e si riconoscono le une nelle altre in un gioco di riflessioni sparse nel tempo. Nel brano da Castor et Pollux si intravedono paesaggi armonici e melodici vicini a Ennio Morricone. La Danse des sauvages da Les Indes galantes, scritta in occasione della visita di alcuni indiani della Luisiana a Luigi XV, ci propone la rilettura di una danza antica in chiave moderna nel 700 ma adesso già lontana, e tuttavia attualissima. La Chaconne che chiude Les Indes galantes e questo concerto è come uno standard di jazz, un basso su cui improvvisare e comporre infinite melodie con un ritmo swing sul tempo debole, una danza iniziata molto tempo fa e che continua in ognuno di noi anche dopo l’ultimo applauso.

Tutte le date

17

giu

Parole d’aria, d’arco e di tasto