Il progetto di
Renzo Piano ha colto l’impatto dei grossi muri perimetrali del fabbricato che un tempo ospitava i macchinari per la lavorazione dello zucchero: lungo 80 metri, coperto da capriate in acciaio, corredato da un edificio accessorio adibito a officina di manutenzione e da un fumaiolo alto 45 metri, lo stabilimento ha fornito lo schema distributivo per la sala da musica e per quella delle prove, per gli spazi di servizio e per gli impianti tecnici. Il foyer è disposto su due livelli collegati da un’ampia scalinata: in basso gli spazi adibiti a guardaroba, in alto l’accesso al bar e alla platea.
La sala per concerti ospita 780 posti, su un unico livello leggermente inclinato per favorire la visibilità del palcoscenico, a cui fanno da sfondo i cedri del Libano, le querce e i platani del parco. Sviluppando la metafora di una fabbrica di zucchero trasformata in fabbrica di suoni, l’architetto reinventa così gli spazi creando un “cannocchiale” visivo che conserva gli spessi muri laterali della fabbrica e ai quali contrappone due pareti trasversali interamente vetrate, che permettono la visione del parco circostante eliminando i confini tra spazio artificiale e spazio naturale, suggestione che anima l’intero progetto.
La casa perfetta per la Filarmonica Arturo Toscanini
L’edificio sfrutta numerosi accorgimenti tecnici e strutturali concorrono a ricreare le condizioni per un’acustica ottimale che sfrutta lo spazio come una grande cassa armonica: pannelli acustici in vetro e legno distribuiscono il suono in tutti i punti della sala, il controsoffitto riflette l’energia sonora e svolge funzioni assorbenti, le vetrate sono corredate nella parte interna di pannelli riflettenti opportunamente orientati.